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Un eccezionale raid in Colorado

Così si può etichettare quello compiuto da Ivo Panzani, socio e Vicepresidente del GS Cicloamatori Mirandola, che da pochi giorni è tornato dal Colorado (USA), dove ha portato a termine, unico italiano fra quasi 2000 partecipanti, il 12° Giro Ciclistico del Colorado (Bicycle Tour of Colorado, BTC), 471 miglia (757 km), 6 tappe e più di 8000 mt. scalati nelle Montagne Rocciose.
Tutto era cominciato più di un anno fa quando i suoi colleghi di lavoro americani, conoscendo la passione di Panzani per la bicicletta, gli avevano proposto, quasi per scherzo, di partecipare all’evento ciclistico che si svolge in Colorado nella seconda metà di giugno. Sulle prime, la cosa gli era sembrata di difficile realizzazione: ci sarebbe stato un lungo viaggio da affrontare con 8 ore di cambio fuso orario, poi il problema della bicicletta (un vero ciclista non può fare a meno della propria bici che è quasi come un vestito su misura), il disagio dell’altura (il Colorado è quasi tutto oltre i duemila metri d’altezza e per uno che vive a livello del mare, occorrono almeno due settimane di adattamento) e infine le difficoltà logistiche per uno straniero proveniente da tanto lontano. Col passare dei mesi, però, le perplessità iniziali si sono andate dissipando e, alla fine, Panzani ha aderito al preciso invito avanzato dal collega Jim Trevor di Denver (Colorado), ora diventato anch’egli socio dei Cicloamatori, che, avendo deciso di partecipare al BTC seguito in auto dalla moglie Janie, gli avrebbe procurato quel punto d’appoggio fondamentale, senza il quale la cosa non sarebbe potuta avvenire.
Trovato il modo di spedire la propria bicicletta in USA a metà aprile e fissati i voli con alcuni mesi di anticipo, Panzani ha pensato soprattutto ad allenarsi con cura, per affrontare l’impresa ciclistica nelle migliori condizioni fisiche, fino al giorno della partenza per Denver, avvenuta il 22 giugno. Assieme all’amico Trevor e signora, si è poi portato in auto a Pagosa Springs (6 ore di viaggio da Denver), cittadina termale nel sud-ovest del Colorado, da dove sarebbe partito il BTC, della durata di una settimana con ritorno alla località di partenza.
Finalmente, il 25 giugno, il BTC è cominciato con la prima tappa di 65 miglia (105 km) che prevedeva la scalata al Wolf Creek Pass (alt. 3307 mt.) e l’arrivo a Creede, piccola cittadina in stile western, posta nel bel mezzo di montagne selvagge. E’ poi proseguito con la seconda tappa di 106 miglia (170 km) da Creede a Gunnison (4 salite, di cui le più difficili: Spring Creek Pass, 3350 mt e Slumgullion Pass, 3520 mt), la terza tappa da Gunnison a Montrose di 64 miglia (104 km) (3 salite, di cui la principale: Cerro Summit, 2800 mt), la quarta da Montrose a Telluride di 65 miglia (105 km) (2 salite, di cui la più lunga: Dallas Divide, 2950 mt). Dopo una girnata di riposo a Telluride, si è passati alla quinta tappa da Telluride a Mancos di 83 miglia (145 km) (due salite iniziali fino a Lizard Head Pass, 3250 mt) e all’ultima da Mancos a Pagosa Springs di 88 miglia (154 km) (varie salite, tra cui Yellow Jacket Pass, 2500 mt).
Le sorprese (tutte piacevoli) per Panzani sono state subito tante. Innanzitutto l’organizzazione della manifestazione è risultata perfetta in ogni dettaglio. A partire dalle aid stations (stazioni di ristoro), piazzate nei punti più indicati (come, per esempio, in cima alle salite) e dotate di ogni ben di Dio per facilitare il recupero dei ciclisti. All’assistenza tecnica, realizzata con alcuni meccanici al seguito e pronti ad intervenire per la risoluzione di problemi alle biciclette, e medica con la presenza di auto mediche cui ci si poteva rivolgere per ogni necessità. L’organizzazione aveva predisposto la presenza dei cosiddetti sag wags (automezzi-scopa), adibiti a trasportare fino alla prossima aid station, o in cima alla salita, o all’arrivo, i ciclisti in difficoltà. Nei giorni più difficoltosi, i sag wags hanno lavorato tantissimo, ma sia Panzani che l’amico Jim non vi hanno mai fatto ricorso. Le strade del Colorado sono strade di montagna diritte, senza tornanti (switchbacks) e larghe, anzi larghissime (la corsia dei ciclisti è spesso sui 4 metri!!). Il traffico è minimo. Di tanto in tanto, il ciclista deve prestare attenzione ai rumble strips (zigrinature “cingolate” impresse nell’asfalto allo scopo di “svegliare” l’automobilista nel caso in cui tenda ad addormentarsi alla guida). Da quelle parti, i ciclisti sono in generale molto disciplinati. In fila per il turno al ristoro, alla toilette e per tutto, pazienti e sorridenti. Mai vista una carta gettata fuori posto. Un ciclista che si accinge a superarne un altro si premura di avvertirlo a voce (on your left! “alla tua sinistra” gli dice). Se poi sta per sopraggiungere un’auto alle spalle, gli avvertimenti “car back” si precano, seguiti da “clear back” quando, dietro, è di nuovo tutto libero. Fra i partecipanti, si sono visti ciclisti di tutti i tipi: giovani e meno giovani, con bici da strada (moltissime di marca italiana: Bianchi, Colnago, De Rosa, Masi, ecc.) e da montagna, in tandem, con bici “ricombinanti” (si pedala stando quasi sdraiati), molte donne e ragazze, alcuni paraplegici su carrozzine appositamente attrezzate (azionavano i pedali con le braccia: bravissimi!!). Un alto numero di ciclisti dormiva sotto le tende, o nei locali comuni al coperto, messi a disposizione dall’organizzazione. Molti partivano alle prime luci dell’alba (e anche prima) per non essere colti per strada nelle ore calde della giornata. Il caldo, comunque, è stato sopportabile a causa della bassa umidità (40-45%). Quest’ultima, combinata con l’altura, costringeva tutti a bere acqua in continuazione per evitare la disidratazione (provocando, però, lo spiacevole inconveniente di frequenti visite…. al bagno). Infine, i paesaggi del BTC sono stati quasi sempre incontaminati. Si è passati da quelli tipici alpini, sullo sfondo di alte montagne ancora chiazzate di neve, con boschi, laghi e torrenti impetuosi dai nomi importanti (Rio Grande, Colorado, San Juan, ecc.), a quelli brulli e desertici della “mesa”, dove non cresce albero e ci si aspetta sempre la ricomparsa improvvisa degli indiani e dei cowboys. L’America stereotipata che si conosce da noi è lontanissima da questi luoghi, dove la vita dei pochi abitanti è ancora legata ad attività agro-pastorali.
Sul piano prettamente ciclistico, il BTC è stato piuttosto impegnativo, ma un ciclista mediamente allenato può portarlo a termine senza eccessivo sforzo. Scalare passi che raggiungono i 3000-3500 mt. provoca una certa emozione, poiché si è ben oltre ciò che può capitare in Europa, dove il passo più elevato (lo Stelvio) non supera i 2760 mt. A quelle altezze, il respiro diventa affannoso, poiché l’ossigeno è rarefatto. Delle 6 tappe, cinque sono risultate piuttosto impegnative, sia per la lunghezza, sia per le difficoltà altimetriche, mentre solo una (la quinta) è stata una “passeggiata” (prevalentemente in discesa). La giornata di riposo, trascorsa a Telluride, famosa stazione sciistica delle Rocky Mountains, ha permesso ai girini di effettuare escursioni alle bellissime cascate Bridal Veil Falls, le più alte di tutto il Colorado. L’arrivo, per così dire anticipato, della facile quinta tappa ha consentito la visita turistica del Parco Nazionale “Mesa Verde” con le sue singolari rovine degli insediamenti degli indiani Anasazi (1200-1300), antenati degli odierni Navajos, ricavati nelle grotte di un profondo canyon. Infine un’ultima sorpresa: sulla cima di una montagna che domina la piana di Denver, ecco la tomba di Buffalo Bill. Il celebre eroe dei fumetti è sepolto qui, quasi a volerla scrutare dall’alto, in eterno.
Il tempo effettivo impiegato a percorrere il BTC è stato di circa 30,5 ore ad una media di circa 25 kmh. Non è poco, se si considerano le molte asperità del percorso e il carattere non competitivo della manifestazione.
Al termine del Tour, mentre si salutavano all’aeroporto di Denver, dal quale Panzani si imbarcava molto soddisfatto per il volo di ritorno in Italia, i due amici hanno potuto ripetersi per l’ultima volta l’incitamento che si erano scambiati l’un l’altro per tutto il percorso “Git-R-done. Y’all!” (celebre espressione idiomatica texana che sta per: “dai, facciamocela”) con la consapevolezza di avercela veramente fatta.

Ivo Panzani e l’amico Jim Trevor (Denver)
ritratti nel punto più elevato del Bicycle Tour of Colorado: Slumgullion Pass (3520 mt.)

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